Il crollo del Reame delle Due Sicilie
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Il 1848 fu, per noi, un anno cruciale, segnò definitivamente la svolta conservatrice da parte di Ferdinando II. Non fu un disegno del destino, bensì la logica conseguenza degli eventi e delle pressioni internazionali a cui era sottoposto il regno a causa della sua collocazione geopolitica. Su questo ultimo aspetto vi consiglio la lettura di due testi, il primo è quello di Aceto, “La Sicilia e i suoi rapporti con l’Inghilterra all’epoca della costituzione del 1812”.
Pubblicato nel 1827 all’estero il testo di Aceto è un’opera dalla quale non si può prescindere se si vogliono comprendere le ragioni della Sicilia e le mire dell’Inghilterra, da sempre interessata a controllare un territorio collocato in una posizione cosi strategica. Che gli Inglesi se ne fregassero dei Siciliani e della loro indipendenza, se non per salvaguardare i propri interessi, lo dimostrano le loro scelte. Prima e dopo il Congresso di Vienna. L’altro testo è quello dell’abate socialista Vito Ragona, “La politica inglese e francese in Sicilia negli anni 1848-1849”, testo profondamente antiborbonico ma chiarisce molto bene il ruolo dell’Inghilterra nell’alimentare le illusioni indipendentiste dei Siciliani Per gli avvenimenti del 15 maggio a Napoli, invece, meglio leggersi l’opera di Gennaro Marulli, “Avvenimenti di Napoli del 15 maggio 1848 – terza edizione – Napoli, 1849”. Il suo racconto sembra un reportage in presa diretta e incrina le versioni che negli anni successivi furono considerate le uniche veritiere, a partire dalla famosa “Relazione officiale degli avvenimenti di Napoli” pubblicata in Messina il 29 Maggio 1848 da fuoriusciti napoletani. La relazione viene pubblicata nel 1873 dal Ricciardi il quale, in una nota, scrive a proposito della frase – Napoli è vostra! – attribuita a Ferdinando II: “Giustizia vuole ch’io dica a torto sì fatte parole essere state attribuite a Ferdinando II”. Il conte Marulli già nel 1849 con ragionamento logico e dati inoppugnabili aveva dimostrato che Ferdinando II non pronunciò mai la frase attribuitagli dai liberali, che avrebbe aizzato la plebaglia al saccheggio (Cfr, Avvenimenti di Napoli del 15 maggio 1848 descritti dal conte Gennaro Marulli – Terza edizione – Napoli – 1849). Purtroppo il suo ed altri testi non ebbero la forza necessaria per controbattere i resoconti di parte liberale – soprattutto perché i liberali avevano dalla loro una nazione moderna come l’Inghilterra che utilizzò i media dell’epoca e la sua enorme influenza per denigrare il Regno delle Due Sicilie. Altri falsi che smentisce il Riccardi sono il numero dei morti a Palazzo Ricciardi (1) e le firme in calce (2) alla “Relazione officiale”. Il 1848 divenne uno spartiacque fra un prima che aveva visto Ferdinando II come riferimento per una unificazione dell’Italia e un dopo che lo vide dipinto come uno dei peggiori tiranni della storia. Una falsità assoluta se lo si confronta col sabaudo Vittorio Emanuele II che nel 1849 fece bombardare Genova (bombardamento passato alla storia come il “Sacco di Genova”) ma che non ebbe lo stesso trattamento. Ancora oggi fior fiore di intellettuali definiscono Ferdinando “Re Bomba”. Sulla riconquista della Sicilia da parte di Filangieri riportiamo alcuni stralci tratti da un’opera del barone francese Léon d’Hervéy-Saint-Denïs per darvi un’altra versione della storia di quei tempi (Cfr. Un Re di Léon d’Hervéy-Saint-Denïs e Carlo Montelieto): “Egli come militare e come negoziatore, realizzò costantemente, nella sua più larga e nella sua più nobile interpetrazione, questo bella massima di suo padre: — «Fare, in guerra, il meno male; in pace, il maggior bene possibile.» Ecco l’indirizzo che la legione straniera, al servizio del governo rivoluzionario, gli fece pervenire prima di lasciare la Sicilia: «A sua eccellenza il luogotenente-generale comandante in capo l’esercito napolitano, principe di Satriano. «Generale, «La legione straniera sta bentosto per lasciare il suolo della Sicilia. Noi tutti, officiali, sottoufficiali e soldati, apprezzando la nobiltà del vostro procedere a nostro riguardo, vogliamo attestarvi la riconoscenza onde siamo penetrati. «Accarezzando la suscettibilità di prodi soldati, dei quali voi conoscevate il valore, conservaste loro, fino al momento in cui non potevano più esser loro utili, le armi onde si erano degnamente serviti. «Dopo il successo avete voluto provvedere a tutti i loro bisogni. Credete, Generale, conserveremo la memoria di una così nobile condotta e rientrati nelle nostre terre sapremo farla conoscere al popolo francese, giusto apprezzatore di ciò che è grande e generoso. «Questa testimonianza, che vi sarà portata dai nostri capi, i soli che noi riconoscevamo perché sono i soli che nei giorni di pene e disventura, non ci abbiano abbandonati, sia per voi la giusta ricompensa della vostra degna e leale condotta.»” Buona lettura e tornate a trovarci. (1) L’anonimo annotatore avrebbe potuto con assai più ragione tacciare la narrazione sopra trascritta d’alcuna esagerazione, quanto al numero degli uccisi in casa di mio fratello, dove, non otto furono le persone trucidate nella stanza di mia sorella, ma due, vale a dire il Ferrara, capitano della guardia nazionale, e la costui madre, settuagenaria, cui i satelliti del Borbone, non contenti ad averla scannata, abbruciarono, e ciò mentre la moglie del Ferrara, presa da estremo spavento, precipitavasi da una finestra, e si fiaccava le gambe. (Cfr. “Relazione officiale” pubblicata in “Una pagina del 1848 ovvero storia documentata della sollevazione delle Calabrie di G. Ricciardi” pag. 21.) (2) L’anonimo avrebbe potuto impugnare altresì l’autenticità delle firme apposte al documento sopranotato, il quale, tranne ciò che ho accennato, è molto fedele, quanto all’esposizione dei fatti, ma non potette esser firmato da tre fra i cinque deputati, di cui vi si leggono i nomi, per la ragion semplicissima che Costabile Carducci, Ferdinando Petrucelli e Domenico Mauro non erano, né poteano trovarsi ai 29 maggio in Messina, dove ero in quel giorno io medesimo, giuntovi poco prima da Malta, con animo di gittarmi in Calabria. (Cfr. “Relazione officiale” pubblicata in “Una pagina del 1848 ovvero storia documentata della sollevazione delle Calabrie di G. Ricciardi” pag. 21.) |
1848-1859
1860-1861
Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui – l’ho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org – Buona lettura!
Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin) |
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