In questi giorni abbiamo fatto un tuffo nel passato. Un caro amico campano ha accompagnato i suoi studenti in uno stage di quindici giorni in un albergo di Rimini – dove fra l'altro li hanno messi a lavare le sedie! Per carità meglio di niente, anche se uno stage dovrebbe servire ad altro. Senza contare le migliaia di euro che sarebbero potuti andare nelle tasche di un albergatore campano, pugliese, lucano o calabrese. A beneficio anche dei lavoratori del posto ivi impiegati.
Ieri pomeriggio abbiamo fatto una lunga chiacchierata sui tempi che furono e sui tempi che sono, spaziando da Antonio da Afragola alla Calabria derelitta, allo spettro greco, al rimpianto per i democristiani che almeno negoziavano la raccolta dei voti, mentre oggi grazie al leghismo il sud i voti li regala senza contropartite.
Ovviamente noi non rimpiangiamo i tempi demitiani (manco il nostro amico ad essere onesti, rimarcava solamente il fatto che non arrivano risorse, nella sua zona decine di forestali da due anni sono senza stipendio, e il tutto avviene nel silenzio assordante della politica).
L'amico faceva anche notare il deserto di personalità di rilievo nella classe politica meridionale, se si esclude la Puglia (con Emiliano e Vendola) e la Sicilia (con Lombardo). In Campania Antonio da Afragola si sarebbe fatto buggerare dall'ancora potentissimo partito demitiano che attraverso il controllo della raccolta della monnezza lo avrebbe messo all'angolo ed eliminato politicamente. Il che potrà anche essere in parte vero, abbiamo detto noi, ma ciò non toglie che Bassolino avesse frequentazioni non sempre candide e che come commissario si prese una barca di soldi senza trovare soluzioni al problema. De Luca secondo il nostro amico non avrebbe la stoffa da leader nazionale, giudizio che non condividiamo in quanto in politica come in altri settori si può sempre migliorare col tempo.
Ora, con la crisi dell'euro e l'attacco alla lega le provincie napolitane rischiano di subire un ulteriore mortale abbraccio tricolorato. Uno dei tanti della sua storia: c'è stato quello antibrigantaggio, quello coloniale crispino, quello dell'ascarismo giolittiano, quello della macelleria della quarta guerra d'indipendenza, quello fascista, quello resistenziale del vento del nord, quello berlusconiano; ed oggi si prepara quello europeo alla monti-napolitano.
Il tutto perché manca una classe politica identitaria, legata al territorio. Esiste una miriade di gruppuscoli o sedicenti movimenti, ma il nostro peso politico è vicino allo zero. Non esistiamo, non contiamo nulla. Non riusciamo ad ottenere nulla. Avremmo potuto coalizzarci tutti quanti per chiedere un gesto significativo nel corso del centocinquantenario, chessò magari chiedendo la messa in onda del film di Squitieri in seconda serata su una rete Rai. Niente di niente. Ci siamo sorbiti le beceri prediche dell'ultimo risorgimentalista napolitano, senza riuscire ad opporre qualcosa di rimarchevole.
Ora ci ritroviamo...
Due inutili parlamenti delle Due Sicilie che, senza alcuna legittimazione popolare, si sono autonominati rappresentanti delle provincie napolitane.
Illusi che sognano un posto nel parlamento italiano solo perché blanditi da vecchi volponi della politica in cerca di venature identitarie.
Attendisti come vi scrive che non si sono ancora associati al partito del sud perché non ne condividono la deriva giacobina.
Un neoborbonismo che rifugge dalla politica perché il popolo non sarebbe ancora stato bene illuminato e si crogiola in sogni legittimisti.
Un partito separatista che non riesce a decollare, ha perso il suo fondatore e alcuni giovani indipendentisti si domandano: come possiamo noi oggi realizzare ciò che non riusci di fare nemmeno a Zitara?
Scrittori blasonati che hanno smosso la melma risorgimentalista con i loro best-seller ma rovinano poi il tutto aumentando la confusione con conclusioni del tipo: l'unificazione andava comunque fatta. Quando il giudizio sulla unificazione dovrebbe essere tranchant, per ripartire su nuove basi di dialogo fra nord e sud oppure meglio ognuno per conto proprio.
Perché un dato è certo, a dirigere la unificazione furono le elites sabaude che fecero poi blocco dominante con quelle lombarde, emiliane e toscane, ma i benefici andarono (e continuano ad andare) a tutto il popolo del nord, operai e contadini compresi.
Se non si chiarisce questo punto, spiegateci perché si dovrebbe restare insieme. E se si resta insieme dobbiamo pretendere un piano marshall per le regioni meridionali, come suggeriva il direttore di CalabriaOra qualche giorno fa nel suo editoriale.
In caso contrario meglio la indipendenza.
Verità storica e piano marshall sono strettamente interconnessi. Sia i padani che i meridionali devono conoscere la verità, altrimenti...
gli uni non accetteranno mai che vengano investite risorse in quello che sono abituati a considerare un pozzo senza fondo;
gli altri non potranno maturare la coscienza di se stessi come cittadini detentori di diritti, smettendo di essere dei servi che si vergognano finanche di dichiarare dove sono nati.
Almeno su questi semplici due punti, verità storica e piano marshall, tutti i meridionali che pretendono di avere una cultura identitaria potrebbero ritrovarsi. Il nome del movimento o del partito o chiamatelo come vi pare dovrebbe essere provvisorio per lasciare la scelta di quello definitivo ad un futuro congresso di tutte le componenti. A noi non servono etichette di destra o di sinistra. Dobbiamo marciare uniti. Destra e sinistra sono solo indicazione stradali recitava un bellissimo slogan del pdsud che ci pare sia stato abbandonato per strada! Ebbene, andrebbe ripescato e utilizzato come principale slogan di questo movimento unitario.
Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura! Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin) |
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