Zenone di Elea
[le prime pagine dei quotidiani sono di mercoledì 4 aprile 2012]
RdS, 4 Aprile 2012
Non siamo tra quelli che gioiscono dei guai della Lega Nord, per il semplice fatto che ci pare un attacco concentrico volto a porre un velo tricolore su quegli interessi padanocentrici che hanno coccolato e sponsorizzato una formazione politica che si presentava come portatrice della buona amministrazione rispetto a “Roma ladrona” e al “Sud mafioso”. Inoltre vedere le forze dell'ordine dentro la sede di un partito ci fa venire in mente gli scarponi chiodati e ci fa una certa impressione.
Come paradigma del nostro ragionamento riferiamo la frase di un signore per bene che anni fa lasciò la lega perché non condivideva certe opacità nel bilancio: “Anche se fosse vero moltiplicato per cento quello che oggi si dice della lega non sarebbe mai quello che han fatto i socialisti” (Pagliarini a TGCOM24).
In questa convinzione dell'essere padroni a casa propria sta la grande forza che manterrà in vita la lega e le permetterà di superare questa “impasse” e darà una grande delusione a chi pensava di recitarne il de profundis.
Ovviamente lo scontro in atto non sarà indolore, come diceva un amico si tratta di un attacco ad un partito che si oppone alla UE, e i cui esponenti hanno difeso il diritto della Grecia ad indire un referendum sulla questione monetaria.
I poteri forti hanno deciso che è ora di ammainare la bandiera verde in padania e di far risventolare il tricolore, che le trasformazioni istituzionali finora prodotte dalla lega per ora sono sufficienti.
Tutto ciò comporterà qualche problema, a sud del Tronto, per le formazioni identitarie che non hanno ancora conseguito una rappresentanza parlamentare. Rischiano di essere soffocate nella culla, magari in maniera brutale, e prima che provino a coalizzarsi.
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L'unico aspetto positivo di questa vicenda, che noi vediamo, sta nella caduta di un mito che accomunava meridionali di destra e meridionali di sinistra: la convinzione che a nord del Tronto vi fosse una maggiore onestà e rispetto per la cosa pubblica.
Quando trenta anni fa tornavano al paese e dicevamo che anche al nord vi erano appalti e concorsi truccati, nel migliore dei casi ci guardavano come se fossimo dei marziani.
Speriamo che queste ultime vicende facciano comprendere che taluni comportamenti non sono una prerogativa di certe latitudini ma solamente un dato storico e riguardano sempre gli individui e mai i popoli. Non esistono popoli onesti e popoli disonesti.
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I PRIMI CENTO CINQUANTUNO ANNI DI UNITA' D'ITALIA |
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