LA PAROLA AI LETTORI
Garibaldi in tv: un'occasione perduta, su Calataflmi ho le idee
chiare, ma adesso lei mi dica cosa ne pensa del Garibaldi targato Piero
Angela andato in onda sulla rete Rai.
Sinceramente.
Caro Polito, stimo molto Piero Angela e gli riconosco d'aver
affinato
le proprie doti - che gli sono innate - di divulgatore.
Come racconta lui la nidificazione del cormorano o la danza nunziale
della triglia, non la racconta nessuno. Mi piace anche il figliolo
Angela per quel suo sottolineare ciò che va dicendo con una
gestualità da mimo consumato: se parla di una palla ecco che
coll'indice disegna un cerchio; se è invece una scala, te la
raffigura con acconci movimenti delle mani, giustamente preoccupato che
al telespettatore non risulti chiaro il concetto di sfera o di scala.
Insomma, bravi, bravi ed efficaci.
Però, spiace dirlo, con Garibaldi hanno sprecato una
occasione d'oro: la Rai, Radio televisione italiana, mette loro a
disposizione uomini, mezzi e palinsensto per tratteggiare la figura d
Due Mondi e cosa ne esce?
Ne esce il Garibaldi stereotipato dei sussidiar! da Regia Scuola
Elementare Margherita di Savoia. Il Garibaldi di «Qui si fa
l'Italia o si muore», dell'eroica, straordinaria, eccezionale,
incredibile (tutti aggettivi angeliani) impresa dei Mille da egli
pensata, voluta, realizzata per affrettare i tempi dell'Unità,
che se era per i politici subalpini stavamo freschi.
Ma quando mai.
Garibaldi si imbarcò nell'impresa dei Mille tirato per i
capelli. Di menar le mani la voglia ce l'aveva, è che non aveva
chiaro dove menarle.
Oltre tutto stava attraversando un momentaccio: la pace di
Villafranca gli aveva scippato la conquista di Venezia e come se non
bastasse s'era unito in matrimonio con Giuseppina Raimondi venendo a
sapere, la sera stessa, ch'ella era incinta di un altro uomo.
Immusonito, si rintanò a Caprera dove Francesco Crispi, che
nel frattempo aveva orchestrato una rivolta in Sicilia, finita male
perché i congiurati s'erano messi a litigare fra di loro,
cercò di convincerlo a mettersi alla testa di un manipolo di
prodi che liberasse l'isola dalla tirannide borbonica, ricongiungendola
alla corona sabauda.
Garibaldi rispose di no.
Gli frullava per il capo un'altra avventura: ispirare una sommossa a
Nizza, intervenire e riprendersela cancellando la macchia della
cessione alla Francia. Ma a Crispi di Nizza importava poco o nulla. E
per indurre Garibaldi a salpare gli mostrò un falso telegramma
che dava per riuscita l'insurrezione siciliana.
Purtroppo non è questo il Garibaldi che la televisione ha
voluto mostrare: Piero Angela ha prefertito attenersi alla versione
edulcorata dell'impresa, alla narrazione "edificante", attendibile
quanto lo era il telegramma di Ciccio Crispi. Peccato.
Per una volta che si poteva - e attraverso un mezzo di comunicazione
di massa com'è la tiwù - raccontare la Storia, con la
maiuscola, senza infingimenti e le pruderies dell'Italietta umbertina,
s'è preferito raccontare la favola, con la minuscola.
Confezionata con stile e professionalità, niente da dire, ma sempre favola.
Date: Wed, 14 Jan 2004 22:23:59
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Subject: [DdojeSicilie: Lista dell'Ass. Cult. Due Sicilie] Sempre a
proposito....
Reply-To: ddojesicilie@yahoogroups.com
Ricevo e trasmetto la risposta di
Trevisan alla " Lettere dei
lettori" Di Granzotto su "Il Giornale " GARIBALDI IN TV ;
UN'OCCASIONE PERDUTA.
Un saluto duosiciliano
Cuono Gaglione
"Cari interlocutori, non mi è chiaro chi siano gli attori di questo colloquio su Garibaldi, ma vorrei completare il commento di Granzotto (?).
1. Occorre riconoscere che la prima parte della trasmissione degli Angela era buona, dava un'idea chiara e secondo me realistica della vita di Garibaldi in Sud America. La seconda parte, quella italiana, effettivamente, anche se ricca di notizie, era decisamente agiografica e non molto diversa da quella studiata a scuola.
Il libro "Indietro Savoia" di Lorenzo del Boca (Piemme 2003) è molto meno agiografico e nettamente più relista.
Esso spiega la inspiegabile assenza della flotta borbonica allo sbarco di quella "armata Brancaleone" che erano i mille nonché le incredibili vittorie a cominciare da quella di Calatafimi.
La spiegazione è semplice: Garibaldi compro' gli ufficiali Borbonici che comandavano la flotta a Marsala e quelli che comandavano le truppe che si trovava via via di fronte. Niente di strano, gli americani nella presa di Bagdad hanno appena fatto lostesso. Il libro racconta anche altre verità demitizzanti.
A me detto libro sembra credibile in larga misura e lo considero uno strumento utile per liberarsi delle agiografie che la scuola e gli Angela ci hanno ammannito.
Certo non sono uno storico, la valutazione finale del libro in questione dovrebbe venire da una Commissione di storici, ma forse neanche dopo più di cent'anni siamo ancora maturi per guardare in faccia le origini della nostra patria.
Con il pragmatismo che contraddistingue le culture di successo direi :
In altre parole non per aver letto L. del Boca smettero' di restare un sincero italiano fedele alla repubblica.
Giorgio Lux"
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